DADDA LUIGI
In Memoriam
Professore emerito
Luigi Dadda nacque a Lodi nel 1923, in una famiglia di agricoltori; la sua passione per gli studi scientifici lo portò ad iscriversi poi al Politecnico di Milano. Erano gli anni tragici della Seconda Guerra Mondiale; Dadda narrava che, dopo il bombardamento della libreria Hoepli in via Manzoni, avendo scoperto che il magazzino era stato sfollato a San Colombano vi era andato in bicicletta per acquistare i libri di testo... libri che gli furono regalati dai commessi sbalorditi di fronte a un “pazzo” che, sotto i bombardamenti, aveva fatto 50 chilometri in bicicletta per il piacere di studiare Meccanica Razionale!
Laureatosi nel 1947 in Ingegneria Elettrotecnica, entrò come assistente di Bottani nell’allora Istituto di Elettrotecnica Generale del Politecnico, dedicandosi a ricerche sull’elettromagnetismo che comportavano l’uso di strumenti analogici (in particolare, la “vasca elettrolitca”) per la soluzione di sistemi di equazioni differenziali. All’epoca in Italia non erano disponibili calcolatori numerici, dispositivi che passavano allora da usi strettamente militari ad applicazioni di tipo civile. Dadda si appassionò a questo argomento “di frontiera”, intessendo rapporti con ricercatori di altre nazionalità, in particolare statunitensi; fu quindi naturale che il rettore del Politecnico (Gino Cassinis), che nel 1952 aveva chiesto un finanziamento sui fondi del Piano Marshall per l’acquisizione di un calcolatore elettronico, nel 1954 lo incaricasse di recarsi a Los Angeles presso l’azienda che avrebbe prodotto il calcolatore (la Computer Research Corporation) per seguire progetto e costruzione dalla macchina (la CRC 102-a, che si può ancor oggi ammirare presso il DEIB, al Politecnico di Milano).
Con l’arrivo del calcolatore a Milano ebbero inizio sia quello che sarebbe poi stato per Dadda il principale filone di ricerca, sia le attività di collaborazione col mondo industriale. Il finanziamento sui fondi del Piano Marshall era stato ottenuto in base alla dichiarata volontà di rendere disponibile la macchina (insieme alle competenze necessarie) al mondo delle industrie italiane, nell’ottica della ripresa economica e industriale post-bellica. Il Centro di Calcolo del Politecnico di Milano nacque quindi con la doppia missione di servire il mondo accademico nella ricerca e nella didattica e di fornire alle aziende servizi di calcolo e competenze esperte per lo sviluppo dei programmi. Nel 1955 la facoltà di Ingegneria del Politecnico creò un primo corso istituzionale di “Calcolatrici elettroniche” (tenuto da Dadda).
La CRC-102a mostrò presto varie carenze: non era dotata di unità aritmetica per numeri rappresentati in virgola mobile, e Dadda, con Emanuele Biondi, progettò un’unità aritmetica in virgola mobile che di fatto raddoppiò la potenza di calcolo dell’elaboratore. Si appassionò a quell’Aritmetica dei calcolatori che sarebbe stato il suo principale filone di ricerca letteralmente fino alla fine dei suoi giorni. I lavori più significativi nella sua lunga carriera di ricercatore sono infatti dedicati alla concezione di unità aritmetiche capaci di ottimizzare velocità e costo; lo schema del moltiplicatore binario parallelo che ancor oggi va sotto il nome di “moltiplicatore di Dadda” è stato riconosciuto dall’IEEE com una “pietra miliare”. Nel 1989 il convegno IEEE sulla “Computer Arithmetic” fu dedicato a Dadda, come accadde (questa volta, alla memoria) per l’edizione del 2013.
Quando si trovava ad affrontare un problema di ricerca, non cercava di migliorare in modo incrementale le soluzioni preesistenti ma (dopo averle esaminate) preferiva analizzava il problema nella sua formulazione originale per cercare una soluzione “radicale”. Con questa filosofia partecipò, ad esempio, nei primissimi anni ’90 al progetto FERMI del CERN, uno dei progetti sviluppati per il futuro LHC e dedicato al rilevamento degli eventi generati dalla collisione dei fasci di particelle, sviluppando dispositivi innovativi per l’elaborazione digitale dei segnali rilevati. In un’ottica analoga pochi anni più tardi si occupò del progetto di unità dedicate all’aritmetica dei campi finiti usata negli algoritmi crittografici.
La capacità di intuire il potenziale delle nuove tecnologie e delle loro applicazioni lo portò ad avviare gli allievi su filoni di ricerca che si sono poi mostrati di importanza fondamentale sia nel mondo accademico sia – non meno – nel mondo industriale, dalle microarchitetture all’ingegneria del software, dalle basi di dati alle reti di calcolatori. Non si poneva però mai in una posizione “baronale”, imponendo ai giovani scelte o attività: piuttosto, suggeriva amichevolmente una strada lasciando poi grandi margini di autonomia. Tutti gli ex-allievi lo ricordano con affetto, oltre che con rispetto, come una persona di straordinaria umanità e generosità.
All’attività di ricercatore si accompagnò sempre quella didattica, con un forte impegno verso la creazione di figure professionali adeguate alle sfide tecnologiche, dallo sviluppo della laurea n Ingegneria Elettronica alla fine degli anni ‘50 alle azioni che portarono alla creazione della laurea in Ingegneria Informatica. Partecipò a commissioni nazionali e internazionali (presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nell’ambito dell’OCDE e della Comunità Europea, in particolare per la creazione della European Information Network). Dal 1972 al 1984 fu Rettore del Politecnico di Milano. Per un breve periodo dopo il termine del suo rettorato fu assessore del Comune di Milano (Assessore alla Sanità dall'agosto 1985 al dicembre 1986, Assessore alla Cultura e Spettacolo dal dicembre 1986 al 1987), ma preferì poi tornare pienamente attivo nella ricerca e nella didattica.