Adriano Morando, anzi, il tenente di Cavalleria Adriano Morando – abbiamo il sospetto che fosse il titolo a cui teneva di più – fu dal 1990 Ricercatore e poi Professore Associato di Elettrotecnica al Politecnico di Milano fino al 2013, quando ci ha lasciati, precocemente stroncato da una malattia che, nonostante il coraggio con cui l’ha combattuta, non gli ha concesso quartiere.
Tanto si potrebbe dire di una figura complessa come Adriano, consapevoli di non riuscire a raffigurarne appieno l’essenza. Forse la sintesi che meglio rivela aspetti importanti dell’uomo e dello scienziato è quella di un “uomo d’altri tempi, che non viveva NEL passato, ma viveva IL passato”.
Adriano era anche un appassionato studioso di storia ed era in grado di coglierne il legame con la scienza in modo completo: il suo narrare la storia della scienza non è mai stato un racconto cronologico ma una ricerca logica e appassionata dei legami tra le due discipline.
Adriano era un divulgatore: la sua capacità dialettica e il suo stile catturavano, entusiasmavano e rendevano incredibilmente facile seguirlo in ragionamenti in cui utilizzava gli strumenti del mestiere (la fisica, la matematica) per analizzare problemi teorici e tecnici spesso di frontiera. Il suo modello di scienziato era un modello “cartesiano”, a tutto tondo, dove filosofia e scienza dovevano procedere insieme: la prima a supporto degli aspetti concettuali, la seconda in grado di restituire concretezza alla prima.
È necessario partire da questi presupposti per capire e far capire la statura di un uomo che è stato, tra le tante cose, un pioniere della trazione ferroviaria, uno dei padri dell’alta velocità progettata e realizzata in Italia.
Non è un caso che il primo modello matematico per il progenitore dell’ETR500 porti anche il suo nome e, ancora, che Adriano ingegnere e “ricercatore industriale” abbia messo a punto la modellizzazione di un convertitore che è stato poi utilizzato nell’alimentazione delle linee elettriche ferroviarie. Nel 1985 la modellizzazione non aveva il supporto dei calcolatori e proprio questa considerazione fa capire l’incredibile capacità di Adriano a manipolare formule e dominare problemi complessi.
Adriano “ricercatore universitario” al Politecnico di Milano ha lasciato un contributo importante nella modellazione dei sistemi trifase in regime non sinusoidale: l’applicazione in questo campo della trasformata di Park ha aperto infatti un filone di ricerca molto ricco e longevo e che è stato di ispirazione e guida per molti ricercatori non solo italiani. Ad Adriano va la paternità del contributo alla definizione di modelli a costanti distribuite per le macchine ad induzione, modello utilizzabile sia in presenza di guasti non simmetrici che di alimentazione mediante inverter.
Il suo entusiasmo, la sua cultura, la sua curiosità e il suo amore per i Grandi del passato sono stati trasfusi nell’altra sua grande passione: insegnare alle generazioni future. È per questo che, ne siamo certi, gli insegnamenti di Adriano “professore di Elettrotecnica” resteranno sempre nei cuori di quelli che hanno avuto il privilegio di essere stati affascinati dal suo modo di interagire con loro, di apprendere rapiti dal suo modo, unico, di spiegare.
Allo stesso modo, in chi lo ha conosciuto, la sua memoria, ricca di tante istantanee di attimi preziosi condivisi discutendo con lui, davanti a schemi circuitali e formule con cui, in pochissimi minuti, riempiva fogli su fogli, alimenterà il rimpianto per la perdita, ma anche la consapevolezza del privilegio di averlo conosciuto e di aver potuto lavorare con lui.