
Il Prof. Stefano Tebaldini del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano è stato nominato coordinatore scientifico del BIOMASS Data Science and Innovation Cluster (DISC) — un progetto quinquennale finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e affidato a un consorzio composto da otto tra le principali università e centri di ricerca europei, oltre a partner industriali. Il cluster ha il compito di condurre attività di ricerca, sviluppo, validazione e cura della qualità di tutti i prodotti della missione BIOMASS.
La missione BIOMASS dell’ESA è stata lanciata con successo il 29 aprile 2025 dallo spazioporto di Kourou, in Guyana Francese. Il suo obiettivo è fornire nuovi dati sulle foreste del pianeta e sulla loro evoluzione nel tempo.
Dotato di un’antenna a riflettore di 12 metri, BIOMASS è il radar ad apertura sintetica (SAR) alla frequenza più bassa mai utilizzata per l’osservazione della Terra dallo spazio. Questo permette non solo di fornire immagini ad alta risoluzione delle foreste, ma anche di penetrare la vegetazione per rivelarne la struttura interna mediante tecniche di imaging tomografico 3D, studiate per la prima volta al Politecnico di Milano a partire dal 1995. Il satellite orbita intorno alla Terra a un’altitudine di 666 chilometri, fornendo mappe globali della biomassa forestale ripetute nel tempo.
BIOMASS fu proposto nel 2005 da un team guidato dal Prof. Shaun Quegan (Università di Sheffield) e dalla Dott.ssa Thuy Le Toan (CESBIO, Tolosa), per poi essere ufficialmente selezionato per l’implementazione nel 2013. Oggi, BIOMASS raccoglie finalmente dati per misurare la biomassa forestale epigea, l’altezza delle foreste, i disturbi e i cambiamenti a lungo termine — parametri chiave per colmare le attuali lacune nella comprensione del ruolo delle foreste nel ciclo globale del carbonio. BIOMASS supporta inoltre un’ampia gamma di obiettivi secondari, tra cui la mappatura della topografia del terreno sotto la vegetazione, lo studio delle calotte glaciali e dei segnali sub-superficiali nelle regioni aride, la caratterizzazione della ionosfera.
Photo: ©ESA