Il Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria (DEIB) del Politecnico di Milano ha realizzato un dispositivo ottico in grado di eseguire la ricostruzione di fasci di luce, trasmessi simultaneamente sulla stessa fibra alla stessa lunghezza d’onda, in modo molto più efficiente rispetto al passato, manipolando direttamente i fotoni.
Si tratta di un dispositivo di silicio estremamente piccolo (circa 1 mm2), costituito da una maglia di combinatori ottici integrati che permettono di separare i fasci di luce comunque siano miscelati tra loro. Un po’ come sbrogliare una matassa i cui fili sono intrecciati con nodi che cambiano continuamente nel tempo…
L’invenzione, pubblicata sulla prestigiosa rivista Light, è stata selezionata dalla Optical Society of America tra i 30 lavori di maggiore rilevanza ottenuti dalla ricerca nel campo dell’ottica nel 2017.
Il lavoro è stato finanziato da Fondazione Cariplo all’interno del programma di rafforzamento dei ricercatori candidati su strumenti ERC 2016, progetto ACTIO (Advanced Control Technologies for Integrated Optics, Rif. 2016-0881) condotto da Francesco Morichetti, e dal progetto europeo H2020 ICT STREAMS, di cui il Politecnico di Milano è partner, che mira alla realizzazione di sistemi di interconnessione ottica a larghissima banda (>25600 Gigabit/s) per super-computer sfruttando piattaforme fotoniche ad elevata complessità.
L’attività di ricerca è stata condotta presso il Photonic Devices Lab, l’ Innovative Integrated Instrumentation for the Nanoscience, I3N Lab, e Polifab, il centro di micro e nanotecnologie del Politecnico di Milano.
Gli scenari aperti da questa invenzione sono molteplici, perché da oggi aumentano le nostre capacità di manipolare i segnali luminosi e sfruttarne appieno le potenzialità attraverso processori fotonici programmabili. Le applicazioni non sono limitate al campo delle telecomunicazioni, ma anche all’elaborazione delle immagini, alla sensoristica, alla segretezza, alle reti neurali e al quantum computing.
L’articolo completo è disponibile al link: https://www.nature.com/articles/lsa2017110
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